Cosa significa essere libertari? #1
Matt Kibbe, David Friedman, Deirdre Mccloskey, John Allison, Nadine Strossen e David Boaz
In questo articolo uscito su Reason nel 2018 diversi esponenti del mondo libertario provano a rispondere alla fatidica domanda: “Cosa significa essere libertari?” - in questa prima parte leggiamo le risposte di Matt Kibbe, David Friedman, Deirdre McCloskey.
Matt Kibbe: non fate del male alle persone e non prendete le loro cose
Noi libertari abbiamo sempre preferito usare argomenti esoterici, un linguaggio specialistico e varie strette di mano segrete che di solito invocano i più remoti confini della prasseologia austriaca. Come accade con l'appartenenza esclusiva a una qualsiasi tribù, tutto ciò può essere molto divertente. Ma può anche essere politicamente debilitante in un'epoca in cui un tweet del Presidente è in grado di cambiare il corso delle relazioni internazionali.
Con tutto il rispetto per Adam Smith, Ayn Rand e Ludwig von Mises, perché non rendere il tutto molto semplice? Non fare del male alle persone e non prendere le loro cose: questo è il libertarismo in poche parole. È persino abbastanza breve da funzionare sul vecchio Twitter da 140 caratteri, prima che il fondatore Jack Dorsey lo rovinasse. Se vi sembra quello che vi ha insegnato vostra madre quando vi ha beccato a tormentare il vostro fratellino, è perché l'ho rubato a lei. Ma lei l'ha rubato a sua madre, e così via per molte generazioni di mamme prima di lei. Tutti sembrano essere d'accordo su queste regole, tranne gli psicopatici omicidi e i politici.
È particolarmente importante oggi sostenere le ragioni del libertarismo attraverso questo appello al buon senso comune, perché gran parte del nostro dibattito pubblico si è trasformato in un identitarismo tribale - conservatori contro liberal, rossi contro blu, noi contro loro. Ma queste tribù, per lo più motivate da ciò che non piace loro delle scelte personali dell'altra parte, stanno diventando sempre più piccole. Il resto della popolazione si sente alienato dalla lotta. Non possiamo andare tutti d'accordo? La maggior parte delle persone vuole essere lasciata in pace per vivere la propria vita, crescere la propria famiglia, guadagnarsi da vivere, magari correre qualche rischio o praticare la propria fede, e semplicemente perseguire la felicità come meglio crede. Sono brave persone, nel senso che faranno del bene a te, purché tu non faccia loro del male o non prenda le loro cose.
La cosa bella del libertarismo è che non c'è bisogno del permesso della tribù, culturale o politica, di qualcun altro per adottarlo. Chiaramente, il rispetto reciproco, o almeno la tolleranza, che deriva dal non fare del male alle persone e dal non prendere le loro cose è la base per ogni tipo di comportamento prosociale. Le istituzioni vincolanti, le regole di condotta accettate, la cooperazione pacifica, le transazioni economiche reciprocamente vantaggiose e, sì, l'aiuto al vicino in difficoltà sono tutti risultati spontanei delle nostre regole testate nel tempo e approvate dalla mamma.
Alla velocità della luce, la tecnologia ci ha permesso di abbandonare molte di quelle istituzioni top down che ci dicevano cosa pensare, sapere e fare. Ora cerchiamo tutte queste da soli in rete. Il risultato è per lo più un bellissimo caos. Ma i detentori del potere politico stanno facendo quello che hanno sempre fatto per aggrapparsi al potere: guadagnano dividendoci in base alla classe, al colore della pelle, al reddito, all'identità sessuale, alla religione o al lato del confine in cui sono nati i nostri genitori. Può sembrare che stia funzionando, ma credo che questa sia solo una fase di passaggio, una transizione verso qualcosa di più democratico e meraviglioso.
Se noi libertari riuscissimo a raggiungere quel gran numero di persone che si colloca al centro e che è alla ricerca, con un messaggio semplice - prospettiva che diventa sempre più facile nel nuovo mondo della narrazione democratizzata - la brava gente che vuole solo andare avanti con le proprie vite potrebbe unirsi a noi. Possiamo aiutare a ricostruire quella folle comunità di persone terribilmente disordinata che chiamiamo America. A patto che non facciamo del male alle persone e non prendiamo le loro cose.
MATT KIBBE è presidente e capo organizzatore di Free the People, una fondazione non profit che ha come scopo far conoscere le idee libertarie, in particolare alle nuove generazioni, attraverso “narrazioni visive”.
David Friedman: libertarianism: defined by Ends, not Means
Un libertario è una persona che ha concluso, per qualsiasi motivo, di preferire una società con un alto livello di libertà individuale e poche interferenze con i diritti individuali. Ciò lascia aperta la questione di quali siano questi diritti. In parole povere, crediamo nei diritti negativi, non in quelli positivi; nel diritto di non essere uccisi, non nel diritto di vivere; nel diritto di ciascuno di controllare la propria vita, ma senza costringere altri ad agire contro la propria volontà.
Il termine "libertario" non è una variabile binaria: non c'è una linea netta che separa chi è abbastanza libertario da chi non lo è abbastanza. Un socialista che crede nel controllo governativo dell'industria pesante ma nei mercati privati per tutto il resto o uno che sostiene un sistema di tipo jugoslavo in cui le cooperative di lavoratori interagiscono tra loro attraverso il mercato può non essere molto libertario, ma è più libertario di un socialista che crede che tutto debba essere gestito centralmente. Chi vuole sostituire il sistema scolastico pubblico con i voucher per l'istruzione è probabilmente più libertario della stragrande maggioranza della popolazione, ma meno libertario di chi vuole arrivare a un sistema completamente privato.
Non tutti i disaccordi possono essere ordinati in modo così netto. Una persona che crede nel diritto di una donna di abortire non è chiaramente più o meno libertaria di una persona che crede nel diritto di un feto di non essere ucciso. Lo stesso vale per il disaccordo tra coloro che considerano il diritto d'autore come la forma meno giustificabile di proprietà privata e coloro che lo considerano la più giustificabile. Andando ancora più lontano, è possibile costruire un argomento libertario di stampo georgiano a favore di un governo finanziato dalle tasse sul valore della terra, sulla base della teoria che il detentore deve risarcire tutti coloro che sono stati privati dell'accesso al suo appezzamento che, non essendo stato prodotto dallo sforzo umano, dovrebbe essere propriamente un bene comune. È altrettanto possibile costruire un'opposizione libertaria, basata sulla rivendicazione lockeana della giusta proprietà o sull'argomentazione consequenzialista - che risale all'economista David Ricardo, che rifiutò la tesi di Adam Smith a favore delle tasse fondiarie - su come ci si possa aspettare che un governo possa attuare una simile tassa nel mondo reale.
Come suggerisce l'ultimo punto, molti dei disaccordi tra i libertari dipendono dalle implicazioni pratiche delle istituzioni alternative. Chi crede, come me, che le istituzioni private in una società senza Stato possano fare un lavoro migliore nell’applicazione dei diritti rispetto a uno Stato minimo, concluderà che il passaggio all'anarchia ridurrebbe la violazione totale dei diritti. Di conseguenza, l'anarchismo è più libertario del minarchismo. Coloro che credono che uno Stato minimo fornisca una grande riduzione della violazione dei diritti da parte dei privati al costo di una piccola quantità di violazione dei diritti da parte degli attori pubblici giungeranno alla conclusione opposta. Entrambi sono libertari.
DAVID FRIEDMAN è un economista e professore emerito presso la Santa Clara University School of Law. È autore di L’ingranaggio della libertà. Guida a un capitalismo radicale. Per ulteriori informazioni su di lui questo è il suo blog.
Deirdre Nansen McCloskey: amare la libertà? amare Dio.
Sono libertaria dall'età di 25 anni circa, soddisfacendo appena la vecchia formula secondo cui chi non è socialista a 16 anni non ha cuore, ma chi è ancora socialista a 25 anni non ha cervello. (La lettura di Anarchia, Stato e Utopia di Robert Nozick, quando uscì nel 1974, sradicò gli ultimi residui del mio marxismo giovanile. Ciò che rimane è che oggi sono una "libertaria dal cuore tenero" - o forse una "liberale umana". Mi definisco anche una liberale/libertaria cristiana, cosa che fa arrabbiare quasi tutti. Si vede che devo essere sulla giusta strada.
Sono cristiana solo dall'età di 56 anni. La religione non è il catechismo di Baltimora con le suore che lo fanno rispettare. Non è una serie di proposizioni. L'ex suora e scrittrice religiosa Karen Armstrong sottolinea nei suoi numerosi ed eccellenti libri sulla storia della religione che fino all'infelice attaccamento della fede alla fisica, con lo sviluppo della "religione naturale" intorno al 1700, la religione era una pratica, non un insieme di dogmi. L'ebraismo ha ragione. La parola credenza deriva dal germanico amore o fedeltà, mentre religione deriva dal latino e significa “collegare”. Non si tratta di un elenco di comandamenti (nemmeno il fastidioso settimo), ma di impegnarsi amorevolmente su un percorso.
Forse un giorno scoprirò qualche terribile incoerenza tra il libertarismo e l'episcopalismo progressista. In tal caso, dovrò abbandonare uno dei due. Ma ne dubito. Il cuore della teologia cristiana è il libero arbitrio. Dio non vuole che siamo animali domestici ma individui autonomi, capaci di scegliere il male come il bene. Dobbiamo vivere, quindi, in un mondo reale in cui può accadere il terremoto di Lisbona del 1755. Se vivessimo nell'Eden, non subiremmo tali calamità. Ma non saremmo liberi.
La nozione centrale dell'economia della Scuola Austriaca - "l'azione umana" - implica esattamente lo stesso punto. Rispetto al marxismo che ho sposato a 16 anni, o all'economia della Scuola di Chicago che ho insegnato 10 anni dopo, una scelta attiva è centrale sia nella vita cristiana che nei mercati. Al contrario, l'economia ortodossa oggi vede le persone come completamente reattive, come l’erba che si adatta cerando la luce e l'acqua ottimali. No. Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. (Nota a margine: il mio Dio anglicano è una lesbica nera di mezza età, madre single in sovrappeso con tre figli, che vive a Leeds e lavora al Tesco. Preparatevi).
I libertari sono comunemente atei. Probabilmente questo è dovuto al fatto che l'adolescente dalla mentalità indipendente che nega sia la destra che la sinistra a livello politico è anche probabile che si sia ribellato a tutte le sciocchezze che i suoi genitori gli hanno raccontato su Dio in un'età ancora più giovane. La mia raccomandazione ai miei amici libertari è di non adagiarsi su argomenti, impegni o modi di vita solo perché sembravano fighi a quattordici anni (le ragazze, trovo, che siano meno dogmatiche). Quando li prego di leggere un libro serio sulla religione all'età di 30 o 50 anni, fanno eco ai Nuovi Atei come Richard Dawkins, Daniel Dennett, Christopher Hitchens e Sam Harris: "No, perché dovrei farlo? So già che è spazzatura. L'ho deciso a 14 anni". Per favore, leggete e riflettete da adulti.
DEIRDRE MCCLOSKEY è redatrice di Reason, professoressa emerita di economia, storia, inglese e comunicazione presso l'Università dell'Illinois a Chicago e autrice, da ultimo, di Why Liberalism Works: How True Liberal Values Produce a Freer, More Equal, Prosperous World for All (Yale). Qui il suo sito.